Il sequestro e la confisca di beni di valore sproporzionato alle risorse lecite del condannato per determinati reati, ai sensi dell'art. 240-bis c.p. e 321, comma 2, c.p.p., sono obbligatori per il giudice dell'esecuzione, il quale deve applicare la presunzione di illecita provenienza dei beni di cui il condannato abbia la disponibilità, salvo che quest'ultimo non riesca a giustificarne la legittima origine. Tale presunzione opera anche per i beni intestati formalmente a terzi, ma di fatto nella disponibilità del condannato, in ragione del rapporto di coniugio o di prossimità familiare, senza che l'accusa debba dimostrare la fittizia intestazione. Il giudice può comunque escludere dal sequestro e dalla confisca i beni per i quali sia provata la provenienza da donazioni dei genitori, purché tali donazioni siano proporzionate alla capacità reddituale di questi ultimi e non riconducibili, neppure indirettamente, all'attività illecita del condannato, anche se l'acquisto sia avvenuto in un arco temporale ragionevole rispetto alla commissione del reato.