Il reato di violazione di sigilli di cui all'art. 349 c.p., comma 2, si configura anche in assenza della convalida del sequestro da parte dell'autorità giudiziaria, essendo irrilevante tale mancanza ai fini della sussistenza del reato. Tuttavia, il custode di un bene sottoposto a sequestro non risponde del reato doloso previsto dall'art. 349 c.p., ma dell'illecito amministrativo di cui all'art. 350 c.p., quando la rottura dei sigilli, perpetrata da terzi, è conseguente alla violazione per negligenza e trascuratezza dei suoi doveri di vigilanza e non ad una condotta intenzionalmente diretta, anche per il tramite di soggetti concorrenti, a porre in essere la predetta effrazione. Inoltre, in tema di impugnazioni, il capo della sentenza relativo alla condanna per un reato contravvenzionale che non abbia formato oggetto di impugnazione, ma che sia stato riunito in continuazione con altro reato in relazione al quale pende appello sulla quantificazione della pena, non può acquisire autorità di cosa giudicata ed essere ritenuto completamente definito, per cui il giudice del gravame può dichiarare la prescrizione del reato satellite qualora la stessa sia maturata prima della decisione.