Il socio escluso da una società semplice (poi trasformata in s.r.l.) ha diritto alla liquidazione della propria quota di partecipazione al valore patrimoniale della società, determinato sulla base di una valutazione peritale dell'unico bene sociale, un immobile. Tale credito di liquidazione sorge al momento della comunicazione dell'esclusione al socio e produce interessi legali dalla scadenza del termine di sei mesi successivi a tale comunicazione, senza necessità di costituzione in mora, in quanto l'obbligazione di liquidazione ha ad oggetto sin dall'origine una somma di denaro. Il foro competente per la relativa domanda giudiziale è quello del luogo in cui l'esclusione è stata comunicata al socio, in quanto ivi l'obbligazione è sorta ed è destinata ad essere eseguita, indipendentemente dalla sede legale della società. La valutazione del patrimonio sociale operata dal consulente tecnico d'ufficio, adeguatamente motivata dal giudice di merito, non è censurabile in sede di legittimità, così come l'omessa pronuncia sulla compensazione tra il credito di liquidazione e l'importo della cauzione incassata dal socio escluso, ove tale eccezione non sia stata tempestivamente sollevata nel giudizio di merito.