Il richiedente il condono edilizio ha l'onere di provare l'ultimazione delle opere abusive entro la data prevista dalla legge, mediante inconfutabili atti, documenti ed elementi probatori, non potendo limitarsi a contestare i dati in possesso dell'amministrazione senza fornire puntuali riscontri. Il silenzio-assenso non si forma per il solo decorso del termine e il pagamento dell'oblazione, essendo necessaria anche la prova della ricorrenza di tutti i requisiti soggettivi ed oggettivi stabiliti dalla legge per l'ammissibilità del condono, tra cui l'ultimazione delle opere entro il termine previsto. Inoltre, il condono edilizio di cui al d.l. n. 269/2003 è limitato alle sole nuove costruzioni a destinazione residenziale, con esclusione di quelle a destinazione non residenziale, come nel caso di specie. Pertanto, il provvedimento di rigetto della domanda di condono, fondato sull'accertamento dell'ultimazione delle opere in epoca successiva al termine di ammissibilità e sulla natura non residenziale dell'intervento, è legittimo e non viziato da difetti di motivazione o istruttoria.