Il diritto di critica trova il suo limite quando l'agente trascende ad attacchi personali diretti a colpire, senza alcuna finalità di pubblico interesse, la figura morale del soggetto criticato, poiché in tal caso l'esercizio del diritto, lungi dal rimanere nell'ambito di una critica misurata ed obiettiva, travalica nel campo dell'aggressione alla sfera morale altrui, penalmente protetta. Il confine tra l'esercizio legittimo del diritto di critica e l'illecita aggressione alla sfera morale altrui va individuato caso per caso, tenendo conto della concreta modalità espressiva utilizzata, della sussistenza di un interesse pubblico alla divulgazione delle informazioni e della proporzionalità tra il contenuto della critica e l'offesa arrecata. Pertanto, il diritto di critica, pur essendo ampiamente riconosciuto e tutelato nell'ordinamento giuridico quale fondamentale strumento di partecipazione democratica, non può spingersi fino a ledere ingiustificatamente la reputazione e l'onore altrui, dovendosi in tali casi ritenere prevalente la tutela della sfera morale individuale rispetto all'esigenza di libera manifestazione del pensiero.