Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Nell'ambito di un appalto pubblico, qualora l'amministrazione appaltante richieda lavori diversi da quelli originariamente previsti in contratto, per un importo superiore a un quinto di quello stabilito, tale richiesta non si correla a un potere dell'amministrazione cui corrisponda un obbligo dell'appaltatore. Pertanto, l'accordo fra le parti per l'esecuzione di tale variante, mediante atto di sottomissione dell'appaltatore alla richiesta dell'amministrazione o atto aggiuntivo, deve essere qualificato come un nuovo ed autonomo contratto modificativo del precedente, parificabile a quello avente ad oggetto lavori extracontrattuali in senso stretto. In tal caso, l'appaltatore non può pretendere un equo compenso aggiuntivo rispetto a quanto pattuito nel nuovo accordo, essendo questo diretto a regolare definitivamente il rapporto tra le parti.