La rinuncia al ricorso da parte dell'imputato comporta l'inammissibilità del gravame, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, in applicazione delle disposizioni di cui agli artt. 591, comma 1, lett. d), 589 e 616 c.p.p. Tale principio trova applicazione quando l'impugnazione è stata presentata dall'imputato e questi successivamente vi rinuncia, determinando così la declaratoria di inammissibilità del ricorso per volontà del medesimo ricorrente. In tali ipotesi, la legge processuale penale impone l'onere delle spese e il versamento di una somma in favore della cassa delle ammende, quale conseguenza della scelta dell'imputato di rinunciare all'impugnazione proposta, senza che ciò comporti alcuna valutazione nel merito della decisione impugnata. Il giudice, pertanto, è tenuto a dichiarare l'inammissibilità del ricorso e a condannare il ricorrente al pagamento delle relative spese e della somma in favore della cassa delle ammende, in applicazione delle richiamate disposizioni di legge, senza poter effettuare alcuna valutazione sulla fondatezza o meno dell'impugnazione.