Cassazione penale Sez. V sentenza n. 22011 del 22 maggio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:22011PEN

Massima

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Il reato di minaccia grave sussiste anche in assenza di una concreta intimidazione della persona offesa, essendo sufficiente la comprovata idoneità della condotta a suscitare timore nell'animo della vittima. La valutazione della personalità dell'imputato assume rilevanza ai fini della determinazione della gravità della minaccia, in quanto elemento idoneo ad incidere sulla capacità della condotta di ingenerare paura e allarme nella persona offesa. La dichiarazione della persona offesa costituisce prova sufficiente del reato, purché sottoposta a un vaglio di attendibilità, senza necessità di ulteriori riscontri, essendo onere del giudice di merito motivare adeguatamente le ragioni per le quali ritiene credibili le affermazioni della vittima. Il sindacato di legittimità sulla determinazione della pena è precluso, in quanto attiene a valutazioni di merito non censurabili in sede di legittimità, salvo l'ipotesi di manifesta illogicità o irragionevolezza.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MARASCA Gennaro - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo A. - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO P. - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 3696/2008 CORTE APPELLO di FIRENZE, del 01/03/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 03/04/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. PAOLO GIOVANNI DEMARCHI ALBENGO;

Il Procuratore generale della Corte di cassazione, Dott. IZZO Gioacchino, ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. (OMISSIS) propone ric…

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