Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 30625 del 26 luglio 2024

ECLI:IT:CASS:2024:30625PEN

Massima

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Il divieto di reformatio in peius, principio fondamentale del processo penale, impone al giudice di appello, in caso di impugnazione proposta dal solo imputato, di non peggiorare la posizione di quest'ultimo rispetto alla sentenza di primo grado. Ciò significa che il giudice di appello non può rideterminare la pena complessiva applicando, in relazione ad una circostanza attenuante già riconosciuta in primo grado, una riduzione di pena inferiore rispetto a quella precedentemente stabilita, anche qualora conceda ulteriori attenuanti. Il divieto di reformatio in peius riguarda infatti tutti gli elementi autonomi che concorrono alla determinazione della pena, non solo l'entità complessiva della stessa. Pertanto, il giudice di appello, nel caso di impugnazione proposta dal solo imputato, è tenuto a confermare la riduzione di pena già applicata in primo grado per le circostanze attenuanti riconosciute, anche qualora accolga ulteriori richieste di attenuazione della pena.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta da:

Dott. APRILE Ercole - Presidente

Dott. RICCIARELLI Massimo - Consigliere

Dott. PACILLI ((omissis)) - Consigliere

Dott. SILVESTRI Pietro - Consigliere

Dott. DI GERONIMO Paolo - Relatore

ha pronunciato la seguente

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Ca.Sa., nato ad A il (omissis);
avverso la sentenza del 17/4/2023 emessa dalla Corte di appello di Bari;
visti gli atti, la sentenza impugnata e il ricorso;
udita la relazione del consigliere ((omissis));
lette le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale ((omissis)), che ha chiesto di dichiarare inammissibile il ricorso;
lette le conclusioni dell'((omissis)).Ta., la quale ha chiesto il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. La Corte di appello di Bari riformava parzialmente la sentenza di condanna, emess…

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