Il reato di ingiuria, di cui all'art. 594 c.p., non è più previsto dalla legge come reato a seguito dell'abrogazione operata dal D.Lgs. n. 7/2016, con la conseguente eliminazione della relativa pena e delle conseguenze civili della condanna, in applicazione del principio di retroattività della legge penale più favorevole di cui all'art. 2, comma 2, c.p. Tuttavia, la condanna per altri reati, come lesioni personali e percosse, non può essere annullata in assenza di specifici motivi di impugnazione, atteso che le censure di natura fattuale non sono ammissibili in sede di legittimità. Inoltre, l'applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto di cui all'art. 131-bis c.p. è esclusa quando si tratta di condotte plurime, integranti il presupposto ostativo del comportamento abituale del soggetto attivo, e la relativa questione non è stata tempestivamente sollevata. Infine, il mancato riconoscimento della circostanza attenuante della provocazione non richiede una specifica confutazione, essendo sufficiente che la motivazione complessiva della sentenza evidenzi una ricostruzione dei fatti che conduca implicitamente alla reiezione di tale deduzione.