L'esercizio della professione forense deve essere improntato ai principi di indipendenza, lealtà, probità, dignità, decoro, diligenza e competenza, nel rispetto del rilievo sociale della difesa e dei principi di corretta e leale concorrenza. L'avvocato non può suggerire o porre in essere atti invalidi, in quanto ciò configura una condotta disciplinarmente rilevante, a prescindere dalla natura giuridica (nulla o annullabile) degli atti stessi. L'assunzione di un incarico di protezione di un soggetto interdetto, in situazione di conflitto di interessi con l'incarico professionale precedentemente assunto nei confronti dello stesso soggetto, integra una violazione dei doveri deontologici di imparzialità e indipendenza, a prescindere dalla successione temporale tra i due incarichi. Il giudizio di rilevanza disciplinare della condotta e la determinazione della sanzione applicabile rientrano nella valutazione discrezionale del giudice disciplinare, insindacabile in sede di legittimità, salvo ipotesi di manifesta irragionevolezza.