Il diniego del visto d'ingresso in Italia per lavoro subordinato, fondato sulla erronea presunzione di cancellazione della società richiedente il nulla osta, è illegittimo in quanto adottato sulla base di un presupposto di fatto non corrispondente al vero, accertato dalla visura camerale che dimostra la permanente attività della società medesima. Il provvedimento di diniego del visto, pertanto, deve essere annullato in quanto viziato da violazione di legge, difetto di istruttoria e di motivazione, in quanto l'Amministrazione ha erroneamente applicato la normativa in materia di ingresso e soggiorno degli stranieri per motivi di lavoro subordinato, senza verificare correttamente la sussistenza dei presupposti di fatto e di diritto per il rilascio del visto richiesto. Il giudice amministrativo, nell'esercizio del proprio sindacato di legittimità sull'azione amministrativa, è tenuto ad annullare il provvedimento di diniego del visto d'ingresso per lavoro subordinato qualora accerti che esso sia stato adottato sulla base di un erroneo presupposto di fatto, non corrispondente alla realtà documentale, con conseguente violazione dei principi di buon andamento e imparzialità dell'azione amministrativa di cui all'art. 97 Cost.