Il reato associativo di tipo mafioso, di cui all'art. 416-bis c.p., si configura quando un gruppo criminale organizzato si avvale della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali. La partecipazione all'associazione mafiosa è integrata dalla prova di un contributo, anche minimo, alla vita e alle attività del sodalizio, che si estrinseca in una condotta idonea a rafforzarne la struttura e la capacità di perseguire i propri scopi criminosi, a prescindere dalla effettiva commissione di reati-fine. Il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella valutazione degli elementi probatori, purché la motivazione sia logica e coerente con le risultanze processuali. Il reato di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, di cui all'art. 74 D.P.R. 309/1990, si configura quando più persone si associano al fine di commettere più delitti di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti. Anche in questo caso, la partecipazione all'associazione è integrata dalla prova di un contributo, anche minimo, alla vita e alle attività del sodalizio, che si estrinseca in una condotta idonea a rafforzarne la struttura e la capacità di perseguire i propri scopi criminosi. Ai fini della configurabilità dell'aggravante di cui all'art. 7 L. 203/1991 (c.d. aggravante mafiosa), è necessario che l'agente abbia agito consapevolmente al fine di agevolare l'attività del sodalizio mafioso, essendo irrilevante la mera appartenenza all'associazione o la conoscenza della sua natura mafiosa. La prova di tale consapevolezza può desumersi anche dal contesto in cui il reato è stato commesso e dalle modalità della condotta. La determinazione della pena, nel rispetto dei criteri di cui all'art. 133 c.p., è rimessa alla discrezionalità del giudice di merito, il cui apprezzamento è sindacabile in sede di legittimità solo in caso di manifesta illogicità o irragionevolezza. L'onere motivazionale è tanto più intenso quanto più la pena si discosta dal minimo edittale.