Cassazione penale Sez. V sentenza n. 33031 del 6 luglio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:33031PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così formulato: La partecipazione a un'associazione di tipo mafioso può essere provata anche sulla base delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, purché siano adeguatamente riscontrate da elementi esterni, come le dichiarazioni di testimoni che abbiano subito direttamente le condotte delittuose del soggetto indagato. In tali casi, la misura cautelare della custodia in carcere è pienamente giustificata dalla perdurante pericolosità sociale del soggetto, desumibile dalla sua posizione di rilievo all'interno dell'associazione criminale e dall'assenza di qualsivoglia segno di ravvedimento o distacco dalle logiche mafiose. Pertanto, il giudice non è tenuto a una specifica valutazione dell'attualità e concretezza del pericolo, essendo sufficiente l'assenza di elementi dai quali risulti che non sussistono esigenze cautelari.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRUNO Paolo Antonio - Presidente

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - rel. Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 16/02/2017 del TRIB. LIBERTA' di NAPOLI;
sentita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ANTONIO SETTEMBRE;
lette/sentite le conclusioni del PG Dr. PASQUALE FIMIANI che conclude per l'inammissibilita'.
La difesa si riporta al ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Il Tribunale del riesame di Napoli ha confermato la misura cautelare della custodia in carcere applicata dal Giudice per le indagini preliminari del locale Trib…

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