La revoca di un provvedimento amministrativo ad efficacia durevole può essere legittimamente disposta dall'organo competente per sopravvenuti motivi di pubblico interesse, per il mutamento della situazione di fatto non prevedibile al momento dell'adozione del provvedimento originario, ovvero per una nuova valutazione dell'interesse pubblico primario, ai sensi dell'art. 21-quinquies della legge n. 241 del 1990. Il potere di revoca, connotato da ampia discrezionalità, è rimesso alla valutazione dell'amministrazione procedente, sindacabile in sede giurisdizionale solo in caso di manifesta irragionevolezza, irrazionalità, arbitrarietà o travisamento dei fatti. La mancata previsione dell'indennizzo a favore del soggetto direttamente interessato dalla revoca non ne inficia la legittimità, essendo l'obbligo di indennizzo subordinato alla sussistenza di un effettivo pregiudizio in capo al privato. Nell'esercizio del potere di revoca, l'amministrazione può legittimamente rivedere le precedenti valutazioni circa la natura economica o meno di un servizio pubblico locale, anche in assenza di una preventiva relazione ai sensi dell'art. 34, comma 20, del d.l. n. 179 del 2012, ove tale relazione non fosse originariamente richiesta in ragione della ritenuta assenza di rilevanza economica del servizio. La legittimità del provvedimento di revoca non è inficiata dalla mera circostanza che l'amministrazione abbia in precedenza adottato atti o deliberazioni in senso contrario, atteso che le valutazioni di merito e di opportunità rimesse all'amministrazione possono mutare nel tempo in ragione di sopravvenuti elementi di fatto o di diritto.