Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella valutazione delle prove e nella ricostruzione dei fatti, purché la motivazione sia logica, coerente e scevra da vizi di manifesta illogicità o contraddittorietà. Il sindacato di legittimità della Corte di Cassazione è limitato al controllo della congruità e plausibilità della motivazione, senza poter riesaminare direttamente il merito della valutazione probatoria, che è riservata in via esclusiva ai giudici di merito. Pertanto, le censure relative alla valutazione delle prove e all'attendibilità delle fonti dichiarative, se non supportate da evidenti vizi logici o contraddizioni interne della motivazione, sono inammissibili in sede di legittimità. Analogamente, la determinazione della pena e il diniego delle attenuanti generiche rientrano nella discrezionalità del giudice di merito, la cui motivazione è incensurabile in Cassazione se congrua e coerente con i criteri legali di cui agli artt. 133 e 62-bis c.p.