Cassazione penale Sez. V sentenza n. 7588 del 26 febbraio 2021

ECLI:IT:CASS:2021:7588PEN

Massima

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Il reato di minaccia si configura quando l'agente, con parole o comportamenti, crea nella vittima un fondato timore di subire un danno ingiusto, indipendentemente dall'effettiva volontà intimidatoria dell'autore e dalla concreta realizzazione della minaccia. Ai fini della sussistenza del reato, non è necessario che la persona offesa sia stata effettivamente intimidita, essendo sufficiente che le espressioni utilizzate siano idonee a suscitare nella vittima un ragionevole timore di subire un pregiudizio. Inoltre, la querela può essere presentata anche dal familiare della persona direttamente minacciata, qualora la minaccia sia stata rivolta a quest'ultimo, in quanto il reato lede non solo la sfera personale della vittima, ma anche la sua dimensione relazionale e familiare. Infine, la condanna per il reato di minaccia non integra il divieto di bis in idem rispetto a una precedente condanna per il reato di atti persecutori, in quanto le condotte illecite, pur essendo connesse, sono autonome e configurano distinti reati.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. DE GREGORIO Eduardo - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - rel. Consigliere

Dott. SESSA Renata - Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 12/10/2018 del Giudice di Pace di Bergamo;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. Luca Pistorelli;
lette le conclusioni del Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. GIORDANO Luigi, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza impugnata il Giudice di Pace di Bergamo ha condannato alla so…

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