Il datore di lavoro è tenuto a garantire la tutela dell'integrità psicofisica del lavoratore nell'esercizio delle mansioni e sul luogo di lavoro, in ossequio all'obbligo di protezione di cui all'art. 2087 c.c. Pertanto, l'imposizione unilaterale di una modifica peggiorativa delle condizioni di lavoro, come la riduzione dell'orario di lavoro senza il consenso del dipendente, integra una violazione di tale obbligo e giustifica le dimissioni per giusta causa del lavoratore, anche qualora non siano provati atti persecutori o vessatori diretti nei suoi confronti. Il rifiuto del lavoratore di accettare la variazione dell'orario di lavoro non può costituire giustificato motivo di licenziamento, in quanto il mutamento delle condizioni contrattuali presuppone l'accordo tra le parti. Pertanto, il datore di lavoro che imponga unilateralmente una modifica peggiorativa dell'orario di lavoro, incidendo sulle esigenze familiari del dipendente, commette un grave inadempimento contrattuale che legittima le dimissioni per giusta causa. In tal caso, il lavoratore ha diritto alla restituzione di quanto indebitamente trattenuto a titolo di indennità di preavviso e alla corresponsione dell'indennità ex art. 2119 c.c., nonché al pagamento delle differenze retributive maturate.