Cassazione penale Sez. III ordinanza n. 25217 del 26 giugno 2012

ECLI:IT:CASS:2012:25217PEN

Massima

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Il provvedimento cautelare personale può essere revocato quando viene meno l'interesse dell'indagato a coltivare l'impugnazione, determinando così la sopravvenuta carenza di interesse all'atto di ricorso. In tal caso, la declaratoria di inammissibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse non comporta condanna al pagamento delle spese processuali o al versamento di somme in favore della cassa delle ammende, in assenza di una sostanziale soccombenza del ricorrente. Il principio di diritto affermato mira a garantire il rispetto del diritto di difesa dell'indagato, evitando l'imposizione di oneri economici ulteriori quando l'impugnazione sia divenuta priva di interesse a seguito della revoca della misura cautelare. Tale orientamento giurisprudenziale si fonda sull'esigenza di assicurare l'effettività della tutela giurisdizionale e di evitare aggravi economici ingiustificati per il soggetto sottoposto a procedimento penale, in linea con i principi costituzionali di ragionevolezza e proporzionalità dell'azione penale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE MAIO Guido - Presidente

Dott. FIALE Aldo - rel. Consigliere

Dott. FRANCO Amedeo - Consigliere

Dott. SARNO Giulio - Consigliere

Dott. ANDREAZZA Gastone - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

2) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

3) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 968/2011 TRIB. LIBERTA' di BRESCIA, del 23/12/2011;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ALDO FIALE;

sentite le conclusioni del P.G. Dott. SPINACI Sante il quale ha chiesto la declaratoria di inammissibilita' del ricorso per rinunzia.

RITENUTO IN FATTO

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