La cancellazione di una società dal registro delle imprese non determina automaticamente la cessazione della sua capacità processuale, in quanto l'evento estintivo non comunicato o notificato dal difensore non impedisce a quest'ultimo di continuare a rappresentare la società come se l'evento non si fosse verificato. Pertanto, la sentenza pronunciata nei confronti della società cancellata dal registro è valida, salvo che l'evento estintivo sia stato fatto constare nei modi di legge o si sia verificato quando farlo constare in tali modi non sarebbe più stato possibile, in qual caso l'impugnazione deve provenire o essere indirizzata dai soci o nei confronti dei soci. Inoltre, l'interpretazione di un contratto da parte del giudice di merito è incensurabile in sede di legittimità, salvo che non sia stata violata la disciplina legale dell'ermeneutica contrattuale o la motivazione sia inadeguata, non potendosi in tale sede proporre una diversa valutazione degli elementi già esaminati dal giudice. Infine, il vizio di contraddittoria motivazione della sentenza non è più configurabile ai sensi del nuovo testo dell'art. 360, comma 1, n. 5, c.p.c., essendo censurabile in sede di legittimità solo l'anomalia motivazionale che si tramuta in violazione di legge costituzionalmente rilevante.