Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 25801 del 6 luglio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:25801PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, abusando della propria funzione e posizione, cede a fini lucrativi i beni strumentali assegnatigli per ragioni di servizio, realizzando condotte delittuose di peculato, corruzione propria e altri reati, può essere sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari anche in assenza della disponibilità materiale dei beni, in ragione del "patrimonio di conoscenze ed esperienze acquisito mediante il sistema illecito su cui si indaga", che integra il pericolo concreto di reiterazione di condotte analoghe, a prescindere dalla sospensione dal servizio. Tale trattamento cautelare risulta proporzionato e adeguato rispetto alla gravità del comportamento, espressione di un modo distorto e deviato di intendere la pubblica funzione, nonché alla differente spinta a delinquere che caratterizza i pubblici ufficiali rispetto ai privati concorrenti, essendo la misura in atto l'unica idonea a contenere la pericolosità del soggetto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MANNINO ((omissis)) - Presidente

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. COLLA Giorgio - Consigliere

Dott. FAZIO ((omissis)) - Consigliere

Dott. CARCANO Domenico - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Ta. Vi. , n. a (OMESSO);

avverso l'ordinanza del Tribunale di Torino in data 2 dicembre 2009;

udita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ((omissis));

udito il Procuratore generale nella persona del sostituto Dott. ((omissis)), che ha concluso per il rigetto del ricorso.

FATTO E DIRITTO

Con l'ordinanza in epigrafe il Tribunale di Torino ha rigettato la richiesta di riesame proposta da Ta.Vi. avverso il …

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