Il provvedimento di divieto di prosecuzione di lavori edilizi, adottato dal Comune a seguito di una SCIA presentata per interventi di ristrutturazione, è legittimo quando gli interventi progettati comportano un aumento volumetrico e modifiche dei prospetti, configurandosi come ristrutturazione edilizia ai sensi dell'art. 10, comma 1, lett. c) del D.P.R. n. 380/2001, che richiede il preventivo rilascio del permesso di costruire o la presentazione di una SCIA alternativa al permesso di costruire ai sensi dell'art. 23 del medesimo decreto, non essendo sufficiente la mera SCIA presentata ai sensi dell'art. 22. L'Amministrazione, infatti, ha il potere di verificare la conformità delle opere alla disciplina urbanistica ed edilizia della zona, anche quando i lavori siano già stati conclusi, senza che sia necessario il preavviso di rigetto previsto dall'art. 10-bis della legge n. 241/1990, trattandosi di un atto dichiarativo dell'inefficacia della SCIA e non di un provvedimento di rigetto di un'istanza. Le spese di lite possono essere compensate in ragione della difesa di mero stile dell'Amministrazione resistente.