Il provvedimento di revoca di una licenza di polizia ai sensi dell'art. 10 del R.D. n. 773/1931 (T.U.L.P.S.) è legittimo e adeguatamente motivato quando l'autorità amministrativa accerti gravi e reiterate violazioni delle disposizioni vigenti in materia di vigilanza privata e delle prescrizioni imposte nell'interesse pubblico, come l'impiego di personale privo dei requisiti soggettivi previsti dalla legge, l'inosservanza delle norme sul corretto impiego del personale e sulle dotazioni delle guardie particolari giurate, nonché lo svolgimento di attività esulanti dall'autorizzazione ex art. 133 T.U.L.P.S. e rientranti invece nell'ambito dell'attività di vigilanza disciplinata dall'art. 134 T.U.L.P.S. In tali casi, la misura sanzionatoria della revoca appare congrua e proporzionata, tenuto conto dell'ampia discrezionalità amministrativa spettante all'Autorità di Pubblica Sicurezza in materia. La sopravvenuta cessazione dell'attività dell'ente titolare della licenza revocata determina la carenza di interesse al prosieguo del giudizio, con conseguente declaratoria di improcedibilità del ricorso.