Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La libertà di apertura di nuovi esercizi commerciali sul territorio, sancita dall'art. 31, comma 2, del d.l. n. 201 del 2011, costituisce un principio generale dell'ordinamento nazionale che prevale sulle eventuali limitazioni o vincoli previsti dalla normativa regionale, i quali devono essere interpretati in modo costituzionalmente orientato e rispettare i principi di stretta necessità, proporzionalità e non discriminazione. Pertanto, il diniego di autorizzazione commerciale per l'apertura di una grande struttura di vendita, fondato sulla mancanza di una specifica previsione di destinazione urbanistica o sulla presunta incompatibilità con lo strumento urbanistico attuativo, risulta illegittimo ove non sia dimostrato il concreto collegamento con la tutela di interessi pubblici rilevanti quali la salute, l'ambiente, i beni culturali e i lavoratori. Analogamente, l'attivazione della procedura dello Sportello Unico per le Attività Produttive (SUAP) non può essere esclusa per il solo fatto che l'intervento richieda l'approvazione di uno strumento urbanistico attuativo, dovendo in tal caso essere convocata una conferenza di servizi per il relativo esame. Infine, la variante urbanistica che incide sull'individuazione delle aree destinate ad insediamenti commerciali o sugli obblighi di strumenti attuativi non può essere qualificata come meramente ricognitiva o confermativa, ma deve essere sottoposta alla specifica disciplina regionale prevista per le varianti di interesse locale.