Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il ricorso è inammissibile per difetto di interesse e violazione del principio del ne bis in idem. In primo luogo, il ricorso è inammissibile in quanto la ricorrente ha omesso di impugnare l'atto presupposto, ossia il provvedimento di aggiudicazione della gara in favore della controinteressata, limitandosi a contestare solo il successivo verbale di consegna dei lavori. L'omessa impugnazione dell'atto di aggiudicazione, che costituisce l'atto realmente lesivo dell'interesse della ricorrente, rende il ricorso privo di interesse, in quanto anche l'eventuale accoglimento del ricorso non produrrebbe alcuna utilità per la ricorrente, essendo l'aggiudicazione ormai cristallizzata. In secondo luogo, il ricorso è inammissibile per violazione del principio del ne bis in idem, in quanto i medesimi motivi di diritto e le identiche questioni di merito proposte con il ricorso sono già state oggetto di scrutinio e rigetto nel precedente giudizio conclusosi con la sentenza n. 4756/2023, impugnata in appello. Il principio del ne bis in idem vieta al giudice di pronunciarsi nuovamente sulla medesima controversia, a prescindere dall'esistenza di un giudicato. Pertanto, il Tribunale Amministrativo Regionale ha dichiarato inammissibile il ricorso e i successivi motivi aggiunti, condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali.