Quando nei confronti di un imputato sono emesse in procedimenti diversi più ordinanze cautelari per fatti diversi in relazione ai quali esiste una connessione qualificata ai sensi dell'art. 12 lett. b) c.p.p., la retrodatazione prevista dall'art. 297 comma 3 c.p.p. opera per i fatti desumibili dagli atti prima del rinvio a giudizio nel procedimento in cui è stata emessa la prima ordinanza. Ciò anche se i due procedimenti sono assegnati a diverse autorità giudiziarie, purché siano in corso davanti alla medesima autorità e la loro separazione possa essere il frutto di una scelta del pubblico ministero. Ai fini della retrodatazione, rileva non la mera disponibilità degli atti, ma la possibilità per l'autorità giudiziaria di dedurre determinate conclusioni dagli elementi già acquisiti, a prescindere dalla provenienza delle notizie di reato e dall'eventuale assegnazione a magistrati diversi dello stesso ufficio. La ricorrenza o meno della continuazione tra i reati contestati con le diverse ordinanze cautelari integra una questione di fatto, la cui motivazione deve essere congrua e adeguata, specie quando i delitti siano aggravati dalla circostanza di cui all'art. 7 L. 203/1991, indicativa di un contesto di associazione mafiosa.