Il rilascio di un certificato medico attestante lo stato di salute di un paziente senza aver effettuato una visita diretta dello stesso integra il reato di falsità ideologica in atto pubblico, in quanto il certificato medico è destinato a provare la verità di fatti morbosi e presuppone necessariamente l'accertamento diretto della malattia mediante visita del paziente da parte del sanitario. Pertanto, il medico non può formulare una diagnosi veritiera e una prognosi attendibile sulla base di una semplice conversazione telefonica con il paziente, in quanto solo l'esame obiettivo consente di rendersi conto del reale stato di salute e dell'andamento di uno stato patologico in atto. Inoltre, la competenza per territorio del giudice penale è determinata dal luogo di commissione del reato più grave, anche se la posizione di alcuni imputati è stata successivamente separata. Infine, qualora il termine di prescrizione del reato sia spirato prima della pronuncia della sentenza di secondo grado, il giudice deve annullare la sentenza senza rinvio per estinzione del reato.