Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 21165 del 20 maggio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:21165PEN

Massima

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Il peculato si configura quando il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio utilizza abusivamente, per fini privati, beni o energie di cui ha la disponibilità per ragioni di ufficio, anche se tale utilizzo non comporta un'appropriazione definitiva del bene. L'elemento soggettivo del peculato è integrato dalla consapevolezza e volontà dell'agente di impiegare indebitamente le risorse pubbliche, senza che rilevi un'eventuale erronea convinzione di essere autorizzato a tale uso, derivante da circolari o direttive interne che, in realtà, mirano solo a regolamentare il controllo amministrativo sull'utilizzo del bene, e non a consentirne l'impiego privato. L'abuso di ufficio si configura quando il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio, nello svolgimento delle proprie funzioni, viola specifici doveri di astensione o di imparzialità, arrecando intenzionalmente un ingiusto vantaggio patrimoniale a un determinato soggetto, anche se ciò avviene nell'ambito di una condotta finalizzata al perseguimento dell'interesse pubblico. Infatti, l'elemento soggettivo del reato non richiede necessariamente il fine di favorire il privato, essendo sufficiente la consapevolezza e volontà di arrecargli un indebito vantaggio, in violazione dei doveri di ufficio.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LATTANZI Giorgio - Presidente

Dott. IPPOLITO Francesco - Consigliere

Dott. COLLA Giorgio - Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. FAZIO ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

AR. Gi. ;

contro la sentenza 15 maggio 2006 della Corte d'Appello di Palermo.

Udita la relazione del Consigliere Dott. ((omissis))'.

Udito il P.G. Dott. ((omissis)) che ha concluso per il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. La Corte d'Appello di Palermo, con la sentenza indicata in epigrafe, ha confermato la condanna di Ar.Gi. per i reati di peculato continuato e di abuso di ufficio continuato. Il primo in quanto l' Ar. , segretario del…

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