Cassazione penale Sez. V sentenza n. 35930 del 15 dicembre 2020

ECLI:IT:CASS:2020:35930PEN

Massima

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Il reato di rivelazione di notizie di ufficio che devono rimanere segrete, di cui all'art. 326, comma 3, c.p., richiede che il pubblico ufficiale sfrutti, a scopo di profitto patrimoniale o non patrimoniale, lo specifico contenuto economico e morale delle informazioni riservate, e non il mero valore economico derivante dalla loro rivelazione. Pertanto, la mera rivelazione di notizie di ufficio, senza lo sfruttamento del loro contenuto riservato, integra al più l'ipotesi di cui al comma 1 dello stesso articolo, e non la più grave fattispecie del comma 3. Affinché sia configurabile il reato di cui all'art. 326, comma 3, c.p., è necessario che il pubblico ufficiale abbia agito con la specifica finalità di trarre un ingiusto profitto, patrimoniale o non patrimoniale, dallo sfruttamento del contenuto riservato delle informazioni, e non semplicemente dalla loro divulgazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MICHELI Paolo - Presidente

Dott. SESSA Renata - Consigliere

Dott. MOROSINI Elisabet - rel. Consigliere

Dott. BORRELLI Paola - Consigliere

Dott. FRANCOLINI Giovanni - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI CATANZARO;
nel procedimento a carico di:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 07/01/2020 del TRIBUNALE di CATANZARO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis));
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. ((omissis)), che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso;
udito il difensore, avv. (…

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