Il provvedimento amministrativo di revoca di un precedente divieto di sosta deve essere adeguatamente motivato, con riferimento alle ragioni che hanno determinato il venir meno delle esigenze che avevano giustificato l'istituzione del divieto stesso. In assenza di una congrua motivazione, il provvedimento di revoca è illegittimo e deve essere annullato. L'amministrazione comunale, nell'esercizio del proprio potere di regolamentazione della circolazione stradale, è tenuta a bilanciare le diverse esigenze della collettività, garantendo un uso razionale e funzionale della viabilità pubblica. La mancata indicazione delle ragioni che hanno determinato la revoca di un precedente divieto di sosta, impedisce di verificare la correttezza di tale bilanciamento di interessi, rendendo il provvedimento impugnabile per difetto di motivazione. Il principio di buona amministrazione impone all'ente locale di adottare provvedimenti congruamente motivati, che diano conto dell'istruttoria svolta e delle valutazioni compiute, al fine di consentire il controllo giurisdizionale sull'esercizio del potere discrezionale. La motivazione del provvedimento amministrativo costituisce, infatti, il presupposto necessario per l'esercizio del diritto di difesa del cittadino avverso gli atti della pubblica amministrazione, garantendo la trasparenza e la correttezza dell'azione amministrativa. Pertanto, l'annullamento del provvedimento di revoca del divieto di sosta, in assenza di adeguata motivazione, si fonda sul principio secondo cui l'attività amministrativa deve svolgersi nel rispetto dei canoni di imparzialità e buon andamento, di cui all'art. 97 della Costituzione, nonché del diritto di difesa del cittadino, tutelato dall'art. 24 della Costituzione.