Il giudice di legittimità, nel valutare la compatibilità dello stato di detenzione con le condizioni di salute del detenuto, deve limitarsi a verificare la correttezza del procedimento logico seguito dal giudice di merito nell'esaminare la perizia disposta, senza poter riesaminare nel merito le risultanze probatorie, anche se diverse da quelle precedentemente acquisite. Pertanto, il giudice di merito, nel disporre il ripristino della custodia cautelare in carcere, può legittimamente disattendere precedenti valutazioni di incompatibilità con il regime detentivo, qualora la perizia disposta nel procedimento in esame abbia accertato che le patologie, anche di natura psichica, di cui è affetto il detenuto, pur essendo influenzate dalla privazione della libertà, possono essere adeguatamente curate in ambiente carcerario, senza determinare una situazione di incompatibilità oggettiva e insuscettibile di essere risolta o curata in costanza di detenzione. In tali ipotesi, il giudice di legittimità non può sindacare nel merito le valutazioni del giudice di merito, basate su una perizia specifica, limitandosi a verificare la correttezza del procedimento logico seguito.