Cassazione penale Sez. V sentenza n. 34133 del 26 luglio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:34133PEN

Massima

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Il carattere minatorio di un'espressione verbale deve essere valutato dal giudice di merito sulla base del contesto in cui è stata proferita, dei rapporti tra le parti, della determinatezza del male evocato e dell'attitudine dell'espressione a creare turbamento nel destinatario. Tale valutazione, se sorretta da congrua motivazione, non è censurabile in Cassazione, anche qualora siano presenti elementi di segno contrario, come precedenti minacce o aggressioni, o successivi episodi di conflittualità tra le parti, in quanto tali elementi attengono a questioni di fatto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VESSICHELLI Maria - Presidente

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - rel. Consigliere

Dott. CALASELICE Barbara - Consigliere

Dott. SESSA Renata - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
dalla parte civile (OMISSIS), nato a (OMISSIS);
nel procedimento a carico di:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 12/04/2018 del TRIBUNALE di FORLI';
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere ANTONIO SETTEMBRE;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. PINELLI Mario Maria Stefano, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;
udito il difensore del ricorrente, a…

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