La pubblica amministrazione ha il dovere di concludere il procedimento amministrativo avviato su istanza di parte, mediante l'adozione di un provvedimento espresso, entro il termine previsto dalla legge, a pena di incorrere in un'ipotesi di silenzio-inadempimento, che legittima il ricorso giurisdizionale del privato interessato. Tale obbligo di provvedere trova fondamento nel principio generale di cui all'art. 2 della legge n. 241/1990, il quale impone all'amministrazione di concludere il procedimento con un provvedimento espresso, qualunque ne sia il contenuto, al fine di non lasciare l'interessato in una perdurante incertezza sull'esito del procedimento stesso. Pertanto, il decorso del termine per la conclusione del procedimento, senza che l'amministrazione abbia adottato il provvedimento finale, configura un'ipotesi di silenzio-inadempimento, che legittima il privato a proporre il ricorso giurisdizionale ex art. 31 c.p.a. per l'accertamento dell'obbligo di provvedere e, in caso di persistente inerzia, la nomina di un commissario ad acta per la definizione del procedimento. Tale principio trova applicazione anche con riferimento alle domande di condono edilizio presentate ai sensi dell'art. 32 del d.l. n. 269/2003, convertito in legge n. 326/2003, le quali, nella Regione Campania, sono soggette al regime di cui all'art. 7 della l.r. n. 10/2004, che impone all'amministrazione comunale l'obbligo di definire tali istanze con un provvedimento espresso entro il termine di 24 mesi dalla presentazione, senza che il decorso di tale termine possa equivalere a un titolo abilitativo in sanatoria.