Cassazione penale Sez. V sentenza n. 626 del 12 gennaio 2011

ECLI:IT:CASS:2011:626PEN

Massima

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Il diritto di critica professionale, pur se esercitato in modo sereno e motivato, non può essere considerato diffamatorio quando le espressioni utilizzate, pur essendo critiche, risultano prive di elementi denigratori e non sono dirette a ledere la dignità personale e professionale del soggetto destinatario della critica. Il giudice, nel valutare la sussistenza del reato di diffamazione, deve effettuare un'attenta disamina delle risultanze processuali, confrontando le dichiarazioni testimoniali, al fine di accertare se le espressioni critiche, pur essendo aspre, siano comunque espressione di un legittimo esercizio del diritto di critica, che non travalica i limiti della continenza e della verità. Pertanto, la mera espressione di un giudizio critico su un atto professionale, privo di elementi denigratori e non diretto a ledere la reputazione del soggetto, non integra il reato di diffamazione, dovendo il giudice riconoscere la prevalenza del diritto di critica rispetto alla tutela della reputazione individuale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COLONNESE Andrea - Presidente

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. BEVERE Antonio - rel. Consigliere

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) RO. FA. MI. N. IL (OMESSO) - p.c. c/;

1) CO. AL. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 3/2009 TRIBUNALE di VELLETRI, del 05/10/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 29/09/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO BEVERE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. BAGLIONE Tindari che ha concluso per rigetto;

udito per la par…

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