La clausola compromissoria contenuta nello statuto di una società di capitali, che prevede la devoluzione ad arbitri di "qualunque controversia sorga tra i soci o tra i soci e la società, l'organo amministrativo e l'organo di amministrazione e l'organo di liquidazione o i membri di tali organi", non è idonea a ricomprendere un'azione di responsabilità promossa dalla società nei confronti di un soggetto qualificato come amministratore di fatto, in quanto tale controversia non rientra nelle fattispecie soggettive ed oggettive individuate dalla clausola. Essendo il deferimento di una controversia al giudizio arbitrale una deroga alla giurisdizione ordinaria, la clausola compromissoria deve essere interpretata in modo restrittivo, privilegiando l'affermazione della competenza del giudice statale in caso di dubbi sulla sua portata applicativa. Pertanto, la controversia promossa dalla società contro il preteso amministratore di fatto deve essere devoluta alla cognizione del giudice ordinario, non essendo la stessa ricompresa nell'ambito della clausola compromissoria statutaria.