Cassazione penale Sez. V sentenza n. 1693 del 13 gennaio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:1693PEN

Massima

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Il delitto di diffamazione sussiste quando l'agente, con coscienza e volontà, utilizza espressioni offensive della reputazione altrui, anche se mutuate dal linguaggio comune, in una comunicazione indirizzata a un organo rappresentativo di categoria professionale, in quanto tale comunicazione è destinata per sua natura a essere portata a conoscenza di più persone, a prescindere dalla competenza del destinatario a procedere disciplinarmente. L'elemento soggettivo del reato di diffamazione è integrato dal dolo generico, che può anche assumere la forma del dolo eventuale, e che implica l'uso consapevole di parole ed espressioni socialmente interpretabili come offensive, senza che sia necessario un intento diffamatorio specifico. La condanna al risarcimento del danno e alle spese di giudizio in favore della parte civile può essere determinata in via equitativa, senza necessità di una puntuale motivazione sul criterio estimativo adottato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SAVANI Piero - Presidente

Dott. GORJAN Sergio - Consigliere

Dott. PEZZULLO Rosa - Consigliere

Dott. FIDANZIA Andrea - Consigliere

Dott. LIGNOLA Ferdinand - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 16/09/2015 del TRIBUNALE di PESCARA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 20/09/2016, la relazione svolta dal Consigliere Dr. FERDINANDO LIGNOLA;
Il Sostituto Procuratore generale della Corte di cassazione, Dr. Orsi Luigi, ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;
il difensore di parte civile, avv. (OMISSIS), ha concluso per l&…

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