Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il ricorso per revocazione ex art. 391-bis c.p.c. è inammissibile quando: 1) La valutazione, ancorché errata, del contenuto degli atti di parte da parte del giudice costituisce un errore di giudizio e non di fatto, non integrando pertanto un vizio revocatorio rilevante ai sensi degli artt. 391-bis e 395, comma 1, n. 4) c.p.c. Ciò in quanto il giudice ha comunque percepito correttamente gli elementi di fatto del ricorso in relazione al principio di autosufficienza, essendo inammissibile il ricorso per revocazione che censuri tale interpretazione. 2) Gli errori denunciati, pur riguardando la mancata considerazione di elementi processuali (come la trascrizione dei capitoli di prova o degli atti di rigetto delle istanze istruttorie), non sono decisivi ai fini della pronuncia impugnata, la quale si fonda su ulteriori "rationes decidendi" non attinte dai motivi di ricorso, rendendoli pertanto irrilevanti. 3) Quando l'inammissibilità di un motivo di ricorso per cassazione determina, a cascata, l'inammissibilità di un altro motivo, il relativo vizio revocatorio è parimenti inammissibile. In tali ipotesi, il ricorso per revocazione deve essere rigettato, con condanna del ricorrente al rimborso delle spese di giudizio e al versamento dell'ulteriore contributo unificato, ove dovuto.