Il licenziamento intimato al lavoratore socio di una cooperativa, ancorché connesso all'esclusione dalla compagine sociale, costituisce un autonomo atto di recesso datoriale che deve essere valutato dal giudice del lavoro sotto il profilo della sussistenza del giustificato motivo oggettivo, indipendentemente dalla legittimità o meno della delibera di esclusione dalla società cooperativa, la cui cognizione spetta al giudice ordinario. Il principio di prevalenza del rito speciale di cui all'art. 409 c.p.c. rispetto al rito ordinario trova applicazione anche nelle controversie relative a licenziamenti intimati a soci lavoratori di cooperative, in cui il rapporto associativo e quello di lavoro, pur connessi, mantengono la loro autonomia e distinta rilevanza giuridica. Pertanto, il giudice del lavoro è competente a conoscere della domanda di reintegrazione nel posto di lavoro, senza che la connessione con la diversa questione della legittimità dell'esclusione dalla compagine sociale possa determinare la devoluzione della intera controversia al giudice specializzato in materia di imprese.