Il dolo del tentato omicidio può essere desunto da elementi esterni della condotta, come l'idoneità dell'azione e la reiterazione dei colpi inferti in parti vitali del corpo della vittima, senza necessità di ricorrere al dolo eventuale, essendo sufficiente il dolo alternativo quando l'agente si rappresenta e vuole indifferentemente l'uno o l'altro degli eventi causalmente ricollegabili alla sua condotta cosciente e volontaria. L'aggravante dei futili motivi sussiste quando la determinazione criminosa sia stata causata da uno stimolo esterno così lieve, banale e sproporzionato rispetto alla gravità del reato, da apparire, secondo il comune modo di sentire, assolutamente insufficiente a provocare l'azione delittuosa, pur tenendo conto delle connotazioni culturali degli imputati e del contesto ambientale in cui si è verificato il fatto. La motivazione della sentenza di appello, che si salda con quella di primo grado, forma un unico complessivo corpo argomentativo e un tutto unico e inscindibile, di talché le censure di fatto proposte con il ricorso per cassazione, già esaminate e valutate dal giudice di merito, sono manifestamente infondate.