Il dolo nel reato di false dichiarazioni a pubblico ufficiale non è escluso dall'errore sulla nozione di reddito, in quanto tale errore attiene all'elemento normativo del fatto e non al divieto penale. L'imputato deve avere coscienza e volontà della falsità della dichiarazione, anche se questa dipende dalla sua erronea rappresentazione di un elemento normativo che concorre a definire il significato sociale della condotta. L'errore sul fatto, che esclude il dolo, si verifica solo quando la falsa rappresentazione del parametro normativo abbia determinato la rappresentazione di un fatto diverso da quello tipico; mentre l'errore sul divieto, rilevante ai sensi dell'art. 5 c.p., si ha quando l'erronea rappresentazione del parametro normativo abbia determinato la rappresentazione di un fatto corrispondente a quello tipico, ma ritenuto lecito. Pertanto, la consapevolezza della falsità della dichiarazione, pur fondata su un errore sulla nozione di reddito, integra il dolo del reato di false dichiarazioni a pubblico ufficiale, salvo che tale errore non abbia determinato la rappresentazione di un fatto diverso da quello tipico.