Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il ricorso per cassazione è inammissibile quando l'imputato, dopo aver rinunciato ai motivi di appello diversi dalla richiesta di riduzione della pena concordata con il Pubblico Ministero ai sensi dell'art. 599 comma 4 c.p.p., propone nel giudizio di legittimità questioni relative alla responsabilità penale o alla determinazione della pena, in quanto tale rinuncia comporta l'effetto preclusivo di sottrarle al giudizio di merito, analogamente a quanto avviene per la rinuncia all'impugnazione. Pertanto, il ricorso per cassazione è ammissibile solo per denunciare eventuali vizi del particolare procedimento svolto in appello ai sensi dell'art. 599 comma 4 c.p.p., ma non per censurare la sentenza di primo grado attraverso la decisione del giudice di appello, né per rilevare d'ufficio i vizi della stessa, in quanto ciò comporterebbe la revoca della volontà manifestata dalle parti di sottrarre la sentenza di primo grado al giudizio d'impugnazione, in contrasto con il principio di ragionevole durata del processo sancito dall'art. 111 Cost. Inoltre, il ricorso per cassazione che riproponga questioni di merito relative all'identificazione dell'autore del reato o alla determinazione della pena, già oggetto dell'accordo in appello, è inammissibile in quanto diretto al mero ripristino di facoltà precluse per volontà delle stesse parti.