Il decreto di sequestro probatorio emesso dal pubblico ministero deve essere adeguatamente motivato, con l'indicazione specifica delle ragioni che giustificano l'applicazione della misura cautelare reale in relazione all'accertamento dei fatti storici enunciati. Il giudice del riesame non può supplire alle carenze motivazionali del provvedimento di sequestro, integrando di propria iniziativa il titolo cautelare, quando il requisito della motivazione e dell'enunciazione dei fatti sia del tutto carente, dovendo in tali ipotesi rilevare la nullità del decreto impugnato. La legittimazione a proporre ricorso per cassazione avverso le ordinanze in materia di misure cautelari reali spetta al difensore della persona, diversa dall'imputato o dall'indagato, che avrebbe diritto alla restituzione, purché munito di procura speciale nelle forme previste dall'articolo 100 c.p.p.; in mancanza di tale procura, il ricorso è inammissibile per difetto di legittimazione. La declaratoria di inammissibilità totale del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, qualora risulti evidente che il ricorso sia stato proposto determinando la causa di inammissibilità per colpa.