Il beneficio del permesso premio, quale strumento essenziale del percorso rieducativo del condannato, può essere concesso solo previa verifica della sussistenza di tre requisiti: la regolare condotta del detenuto, l'assenza di pericolosità sociale e la funzionalità del permesso alla coltivazione di interessi affettivi, culturali e di lavoro. Nei casi di condannati per reati ostativi di cui all'art. 416-bis c.p., il giudice deve acquisire informazioni adeguate non solo circa l'evoluzione della personalità del detenuto e il suo percorso trattamentale, ma anche in merito all'eventuale attualità di collegamenti con la criminalità organizzata e al pericolo di ripristino di tali collegamenti, avvalendosi dei poteri istruttori di cui all'art. 666, comma 5, c.p.p. La valutazione di tali elementi, che deve rispondere a criteri di particolare rigore, non può basarsi esclusivamente sull'atteggiamento soggettivo del richiedente, ma deve fondarsi sulla situazione oggettiva all'esame della magistratura di sorveglianza, la quale è tenuta a colmare eventuali carenze istruttorie rilevanti ai fini della decisione.