Il provvedimento di revoca dell'assistenza alloggiativa temporanea è legittimo qualora l'assistito abbia tenuto comportamenti non adeguati al buon vivere civile e non consoni e rispettosi degli altri ospiti, in violazione delle previsioni regolamentari che consentono all'amministrazione di disporre l'immediata revoca del servizio in tali ipotesi, a tutela dell'ordine pubblico, dell'igiene, della sanità e della morale comune. L'amministrazione, nel valutare la sussistenza di tali presupposti, gode di un ampio margine di discrezionalità, sindacabile solo in caso di manifesta irragionevolezza o illogicità del provvedimento, dovendo comunque motivare adeguatamente la propria decisione. Il principio di proporzionalità impone inoltre all'amministrazione di graduare l'intervento in relazione alla gravità della condotta dell'assistito, privilegiando, ove possibile, misure meno incisive della revoca totale del servizio. Tuttavia, qualora i comportamenti dell'assistito risultino incompatibili con la civile convivenza e la tutela di interessi pubblici primari, l'amministrazione può legittimamente disporre la revoca dell'assistenza alloggiativa, nel rispetto del principio del contraddittorio e del diritto di difesa dell'interessato. In tali ipotesi, il provvedimento di revoca non costituisce una sanzione, ma una misura di natura cautelare e organizzativa, finalizzata a preservare il corretto funzionamento del servizio e la tutela degli altri utenti. L'amministrazione, pertanto, non è tenuta a seguire uno specifico iter procedimentale, essendo sufficiente che la decisione sia adeguatamente motivata e rispetti i principi generali di buon andamento e imparzialità dell'azione amministrativa.