Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 16716 del 20 aprile 2009

ECLI:IT:CASS:2009:16716PEN

Massima

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La denuncia di un fatto realmente accaduto, ma non riconducibile ad alcuna previsione criminosa, non integra il reato di calunnia, in quanto manca l'alterazione della realtà suscettibile di determinare l'indebita incolpazione dell'accusato. Ciò vale anche quando il denunciante abbia qualificato erroneamente il fatto come reato, in quanto le condotte denunciate, se consistenti in mere promesse non trasfuse in un contratto scritto e dipendenti da circostanze fuori dal controllo dei "promittenti", assumono il valore di mere manifestazioni di buona volontà, prive di rilevanza giuridica anche agli occhi di una persona esperta e avveduta. In tali casi, l'assoluta inidoneità delle condotte denunciate a integrare un reato esclude la sussistenza dell'elemento materiale del reato di calunnia.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MANNINO ((omissis)) - Presidente

Dott. MILO Nicola - Consigliere

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. COLLA Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) BE. PI. , N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 16/11/2005 CORTE APPELLO di ROMA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dr. CORTESE ARTURO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dr. ((omissis)), che ha concluso per il rigetto del ricorso;

udito il difensore avv. Bonaiuti, che ha concluso per come in ricorso.

FATTO

Be. P…

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