Il pericolo di reiterazione del reato, quale presupposto per l'applicazione di misure cautelari personali, non va equiparato all'imminenza della commissione di ulteriori illeciti, ma deve essere valutato in relazione alla continuità temporale del periculum libertatis, desumibile dalla vicinanza dei fatti in cui si è manifestata la potenzialità criminale dell'indagato e dalla presenza di elementi indicativi recenti, idonei a dar conto dell'effettività del rischio di concretizzazione dei pericoli che la misura cautelare è chiamata a scongiurare. Pertanto, anche a distanza di tempo dai fatti contestati, il giudice può ritenere sussistente il requisito dell'attualità del pericolo di reiterazione del reato, qualora l'indagato risulti stabilmente inserito in contesti criminali, in particolare di traffico di stupefacenti, e non siano emersi elementi tali da superare la presunzione (relativa) di adeguatezza della misura cautelare in carcere, desumibile dalla gravità del titolo di reato e dalle modalità della condotta illecita, a prescindere dalla mancanza di precedenti penali, dalla regolarità dell'attività lavorativa e dall'impossibilità di contatti con i correi, atteso che tali elementi non valgono di per sé a escludere il pericolo di recidiva.