Il certificato di collaudo di un'opera pubblica costituisce un atto pubblico con il quale il collaudatore attesta la conformità dei lavori eseguiti al progetto approvato. Il collaudatore, pertanto, è tenuto a verificare non solo la corrispondenza tra le opere realizzate e gli atti contabili, ma anche la conformità complessiva dell'opera al progetto originario e alle eventuali varianti autorizzate, evidenziando eventuali difformità o anomalie procedurali. La falsità ideologica commessa dal collaudatore nell'attestare la conformità dell'opera, omettendo di rilevare sostanziali discrepanze tra il progetto e la realtà realizzata, integra il reato di falsità ideologica in atto pubblico, a prescindere dall'esistenza di un danno patrimoniale per l'amministrazione appaltante e indipendentemente dalle motivazioni soggettive della condotta, essendo sufficiente il dolo generico, ovvero la volontarietà e consapevolezza della falsa attestazione. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del reato, non è tenuto a dare conto di eventuali tesi difensive sulla presunta parzialità o limitatezza dell'attività di collaudo, qualora dalla motivazione complessiva emerga l'infondatezza di tali argomentazioni.