Cassazione penale Sez. I sentenza n. 497 del 8 gennaio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:497PEN

Massima

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Il giudice di sorveglianza, nel valutare l'istanza di applicazione di misure alternative alla detenzione, deve tenere conto della pericolosità sociale del condannato, desumibile dalla gravità del reato commesso, dai precedenti penali e dalle informazioni di polizia, pur in presenza di una regolare condotta intramuraria. Tuttavia, la mera esistenza di precedenti negativi o di informazioni di polizia non è di per sé sufficiente a escludere l'idoneità della misura alternativa richiesta, dovendosi effettuare una complessiva valutazione delle esigenze trattamentali e di recupero del condannato, nonché del pericolo di reiterazione di condotte illecite. Il giudice deve motivare adeguatamente il rigetto dell'istanza, senza basarsi su elementi non comprovati o superati, al fine di assicurare il giusto bilanciamento tra le esigenze di sicurezza pubblica e il diritto del condannato all'reinserimento sociale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. SIOTTO ((omissis)) - Consigliere

Dott. CAVALLO Aldo - rel. Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - Consigliere

Dott. BARBARISI Maurizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 2094/2011 TRIB. SORVEGLIANZA di CATANIA, del 22/02/2012;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ALDO CAVALLO;

lette le conclusioni del PG Dott. SALZANO Francesco il quale ha chiesto il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Il Tribunale di sorveglianza di Catania, con l'ordinanza indicata in epigrafe, rigettava l'Istanza di applicazione di misura alternativa alla detenzione (affid…

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