La parte civile costituita nel processo penale, anche nel caso in cui l'imputato sia stato citato a giudizio dal pubblico ministero ai sensi dell'art. 20 del d.lgs. n. 274 del 2000, ha il diritto di proporre appello avverso la sentenza di proscioglimento pronunciata in primo grado, agli effetti civili, in applicazione del principio di diritto affermato dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la sentenza n. 27614 del 2007. Tale facoltà di impugnazione non è esclusa dalla previsione di cui all'art. 38 del d.lgs. n. 274 del 2000, che disciplina solo il gravame di merito quando la citazione a giudizio dell'imputato sia avvenuta su ricorso diretto della persona offesa ai sensi dell'art. 21 del medesimo decreto. Pertanto, la decisione con cui il giudice di merito dichiara inammissibile l'appello proposto dalla parte civile avverso la sentenza di assoluzione dell'imputato, sulla base della sola applicazione dell'art. 38 citato, è illegittima. Tuttavia, qualora il reato contestato all'imputato sia stato successivamente depenalizzato, come nel caso del delitto di ingiuria, la parte civile non può più proporre impugnazione neppure per le sole statuizioni civili, in applicazione del principio affermato dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 46688 del 2016.