Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 5507 del 4 giugno 1996
ECLI:IT:CASS:1996:5507PEN
Massima
Massima ufficiale
Nel reato di abuso in atti di ufficio come modificato dalla legge 12 aprile 1990 n. 86 possono ritenersi confluite le originarie figure di peculato per distrazione, interesse privato e abuso innominato ed il reato e` punito a titolo di dolo specifico, sicche` alla cosciente e volontaria condotta del pubblico ufficiale o dell`incaricato di pubblico servizio di "abusare" del suo ufficio, deve accompagnarsi la cosiddetta "finalizzazione" della condotta stessa, integrante appunto la specificita` del dolo, consistente nella necessita` che il fatto sia posto in essere "al fine di procurare a se` o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale (secondo comma) o non patrimoniale (primo comma). Tuttavia non e` richiesto che tale fine deve essere perseguito in modo esclusivo ed la sussistenza del reato e` compatibile quando accanto al fine di vantaggio si sovrapponga o si affianchi anche il conseguimento di un interesse pubblico. (Nell`affermare il principio di cui in massima la Corte ha annullato con rinvio la sentenza della corte d`appello con la quale due medici che avevano utilizzato le strutture ospedaliere al fine di favorire la propria attivita` professionale privata sul presupposto che tale fine non era esclusivo, associandosi a quello dell`arricchimento della esperienza professionale di tutta l`equipe ospedaliera all`interno della struttura sanitaria pubblica). da vedere:Sen 16/03/1995 2769 sez 6 Pen
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